venerdì 12 ottobre 2018

Curiosando un pomeriggio attorno all'Arsenale di Venezia


E’ incredibile come una passeggiata pomeridiana casuale in un angolo
di Venezia ti possa aprire una finestra su fatti accaduti secoli precedenti
e catapultarti nella storia della Serenissima.
Perdendomi con fiducia tra calli strette del sestiere di Castello,
finalmente sbuco nel campo de le Gorne: un bell’albero sulla sinistra e di
fronte il primo bassorilievo con iscrizione. Mi sembra di cominciare una
caccia al tesoro.

Si tratta di un primo leone (di San Marco) che sembra, alla caduta della

Repubblica nel 1797, sia stato scalpellato e quindi sostituito come dice
l’iscrizione nel 1925 alla memoria di Piero Foscari militare e politico
veneziano morto nel 1923. Il leone non pare aver proprio un muso
soddisfatto.
Bene, proseguo tenendomi l’Arsenale sulla sinistra, passando il ponte
dei Penini e, sempre sulla sinistra, arrivo all’ingresso dello stesso.
Monumentale e grandioso il tutto



 ma è il primo leone dei
4 che fan da guardia che mi attrae.
Non per nulla, infatti, questo ha origini lontane e greche, primo o
secondo secolo dopo Cristo, e arriva nientepopodimeno che da Atene.

Il Leone del Pireo è alto 3 metri circa, di marmo bianco e fu sottratto alla

capitale greca dai veneziani durante l’assedio nella guerra contro
l’Impero Ottomano come bottino dal comandante Francesco Morosini
nel 1687. Non ebbe vita facile in quanto venne anche sfregiato nell’
undicesimo secolo con rune sulle spalle e sui fianchi da mercenari
scandinavi al servizio dell’Impero Bizantino.
Aleggiano leggende di terrore e stregoneria su questi 4 leoni che in certe
notti di tempesta avrebbero preso vita e dilaniato cittadini lasciando i
corpi a brandelli davanti l’Arsenale.
Non mancano sulla facciata due riferimenti all’Alighieri.
Un busto sulla destra
e una citazione del canto xxI sulla sinistra
in cui esalta l’alacre lavoro del cantiere navale.Dante rimase colpito e affascinato dall’efficienza dell’Arsenale ed i veneziani lo omaggiarono con tre edifici interni chiamati Inferno Purgatorio e Paradiso.Tra l’altro la visita di Dante a Venezia nel 1321 come ambasciatore di Guido Novello da Polenta gli fu fatale in quanto sulla strada del ritorno fu vittima di una malaria e morì.
Intrisa di leggende e di Divina Commedia proseguo sodddisfatta il mio cammino e oltrepasso il ponte intravvedendo in fondo la laguna aperta..ma un ultima iscrizione appena varcato mi si presenta e un nuovo tassello si aggiunge al puzzle.
Stavolta siamo alla fine della dominazione austriaca quando Venezia ed il Veneto entrano a far parte del Regno d’Italia,anno 1866


Ecco...in pochi passi eventi fondamentali del destino di questa città e dell’Italia sono incastonati nella pietra..e nessun libro di storia mi avrebbe fatto ricordare o incidere nella memoria meglio del vissuto che ho percorso.

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